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Zorro e Prof, dialogo notturno

  • Gianni Spartà
  • 21/07/2019
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"Ti ricordi Peppino? La nostra avventura cominciò con una lite furiosa, scusa se uso un aggettivo che evoca il mio cognome. Era l´ultimo giorno del 1974. Dall´osservatorio avevo avvistato in una fotografia arrivata da uno dei primi satelliti geostazionari un ciclone che si stava dirigendo minaccioso sul golfo di Napoli. Avrebbe provocato danni e morti. E così fu. Ma non potei avvertire nessuno a Roma e a Milano, perché nessuno a quei tempi vigilava contro le emergenze. Poi era Capodanno, figurati. Me la presi con te che eri capo supremo dei vigili del fuoco. Ti spronai a fare qualcosa. L´ Italia viaggiava sprovvista delle cinture di sicurezza.." "E vuoi che non me lo ricordi, Salvatore? Per te ero il bersaglio ministeriale più vicino, abitavamo nella stessa città. Mi spellasti vivo in una intervista alla Prealpina. Beh, avevi ragione. Individuavi una lacuna da colmare. Mi dovevo muovere." Ci siamo immaginati questo dialogo notturno tra Giuseppe Zamberletti e Salvatore Furia, il Generale Terremoto e il Grillo Parlante, ora che le loro anime coabitano in una Dacia nel più bel parco di Masnago. E dal loro amarcord, tenero, confidenziale, fiero, emerge un motivo d´orgoglio per la comunità: la Protezione Civile è nata a Varese per uno di quei disegni e che il caso abbozza e gli uomini completano. Se Zamberletti è il padre di questo fiore all´occhiello nazionale, Furia ne è lo zio. Uno si è fidato dell´altro, il Professore gridando per tanti anni nel deserto, scuotendo il Palazzo, il Ministro organizzando un servizio dello Stato, lasciando il proprio segno. Non a caso era Zorro il suo nome in codice nella rete dei radioamatori. Ma seguiamo il dialogo di fantasia che racconta una storia vera. Peppino: "Eh sì, caro Salvatore, in Italia eravamo fermi alla previsioni meteo dell´Aeronautica militare e nulla si sapeva di come affrontare l´emergenza dopo una calamità, nonostante ci fosse stata l´immane tragedia del Belice. Non c´era una rete nazionale che coordinasse soccorsi né un metodo da seguire per sistemare i sopravvissuti". Salvatore: "In compenso quelli come me erano considerati pazzi mistificatori perché studiavamo i fenomeni naturali e chiedevamo interventi a una politica che si perdeva in beghe di correnti. Poi le correnti arrivavano davvero, come quelle dei ciclone di Napoli, e la nostra impotenza si trasformava in rabbia". Peppino: "I pazzi mistificatori c´erano. Tu eri altro: uomo di responsabilità istituzionale, non perseguivi interessi di parte e fondando un osservatorio astronomico ti eri accreditato come persona affidabile, capace, preziosa. Ti ricordi quando mi mandarono in Friuli per il terremoto del 1976? Mi chiamò Aldo Moro sconvolto, era lui il capo del governo, mi diede poteri illimitati. E tu.." Salvatore: "E io ricevevo la tua telefonata ogni giorno alle sette del mattino. Volevi le mie previsioni meteorologiche per decidere se evacuare un paese, spostare una tendopoli. Penso che nei canali istituzionali ti odiassero sentendosi scavalcati da un Furia qualsiasi". Peppino: "Abbiamo fatto cose buone con risorse varesine. Come dimenticare la gente di qui che ci presto le roulotte, i radioamatori del comune amico Gianni Romeo? In Friuli e poi in Irpinia imparammo a riconoscere l´importanza fondamentale di centri di vigilanza h 24 come quelli ai quali tu pensavi da almeno dieci anni. E scoprimmo che la generosità privata occasionale può diventare servizio pubblico. Quali sono i capisaldi della Protezione civile? Vigili del fuoco, esercito, forse dell´ ordine, Croce Rossa, certo. Ma il mastice che tiene insieme il tutto è l´esercito di volontari, le giubbe gialle per intenderci. Gente che da quando c´è il servizio nazionale con una legge che lo regola, è selezionata, preparata, informata su quanto deve fare dopo un´alluvione, un terremoto". Salvatore: "Mi fai pensare ai miei ragazzi: quanti no ho avuti all´osservatorio, al Centro geofisico. Gli insegnavo a cacciare le stelle, ma anche a impastare la malta e a stendere il bitume su quella maledetta strada che porta a Vetta Paradiso. Abbiamo picconato, sbadilato, sparato mine. Un lavoro terribile a 1300 metri d´altezza, tra freddo e neve". Peppino: "Ti deve molto Varese, lasciatelo dire da sacromontino. La battaglia contro l´inquinamento del lago, l´istituzione del Parco del Campo dei Fiori. E ti devo molto io: grazie a una tua intuizione geologica, in pratica prevedesti una frana, in Valtellina nel 1987 durante la terribile alluvione, salvammo almeno mille vite. Ti volevo dare un posto nella Commissione Grandi Rischi. Non hai voluto". Salvatore: "Beh, visto che siamo a 50 anni dalla conquista della Luna, ti confesso una cosa nota a pochi: Francesco Zagar mi aveva proposto di seguirlo a Cape Canaveral nei giorni della missione. Era il direttore dell´osservatorio di Brera, dove io avevo lavorato nel dopoguerra, uno delle centinaia di scienziati coinvolti per lo storico evento. Diceva che io della Luna conoscevo vita, morte e miracoli, che gli sarei stato utile Rifiutati e lui ci restò malissimo. Quasi mi tolse la parola. Ma io stavo costruendo l´osservatorio, non potevo tradire la fiducia dei miei ragazzi e soprattutto dei benefattori. Rimasi a Varese". Zorro e Prof tornano a dormire. Sui una collina come gli eroi di Spoon River. Per sempre.

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