Blog



Il balcone farlocco

  • Gianni Spartà
  • 14/07/2024
  • 0

Vacanze italiane

Non potendo prendersela con Shakespeare, il sacrestano Aristide di Santa Corona, la più bella chiesa di Vicenza, impreca contro il “balcone farlocco” di Verona da dove Giulietta illanguidiva e sotto c’era Romeo al chiaro di luna. Innegabile che la più romantica love story del mondo appartenga alla marca vicentina. I veronesi furono svelti a impadronirsene turisticamente ma i castelli dei Capuleti e dei Montecchi, baluardi dell’amore struggente finito in epica tragedia, stanno a Montecchio Maggiore, provincia di Vicenza. Come di Vicenza per colmo della beffa, è Luigi da Porto autore della novella alla quale Shakespeare s’ispirò. La verità è quella del momento anche nella vulgata culturale: se ne faccia una ragione Aristide e s’accontenti del Battesimo di Gesù di Giovanni Bellini (foto) che troneggia nella sua chiesa. Intanto comincia un’altra estate italiana, truppe aviotrasportate di vacanzieri sbarcano tra Rimini e Agrigento, per due mesi tenteremo di distrarci dal male supremo: le guerre. Tanti stranieri tra noi, tantissimi dall’Est europeo. Giapponesi e americani, i nostri clienti forti, paiono surclassati da polacchi, rumeni, sloveni, croati, turchi. Ristoranti e alberghi aggiornano la loro comunicazione linguistica nei menù: dev’esserci stato un passa parola che ha indirizzato comitive negli aeroporti del Centro. Il viaggio in Italia non comincia più da Milano, da Roma, ma da Bologna, da Pisa, da Catania, da Lamezia Terme. Da lì si prosegue con auto o pullmini a noleggio. Identikit del turista 2024: si trascina appresso un trolley sbarcando da un volo low cost. Sono lui e lei, solitamente, con le prenotazioni sul video dei cellulari. La variabile è la prole al seguito. Il web ha distrutto le antiche liturgie del tour organizzato per tempo. Molti hanno comprato e pagato la settimana prima e sono partiti non senza ansie. Si afferma un altro tipo di bagaglio: lo zaino in spalla per avventure, a piedi, lungo il cammino della Via Francigena che di anno in anno rosicchia il primato insuperabile del pellegrinaggio verso Santiago de Compostela. Per footing o per fede, per devozione sacra o meditazione profana, pare in grande spolvero l’itinerario pedestre che comincia a Canterbury, ma nella parte italiana si snoda dal Gran San Bernardo a Roma. Era inimmaginabile che l’uomo del terso millennio, dopo aver scoperto l’Alta Velocità, tornasse al passo lento per godersi una vacanza. Ma così è. Il fenomeno è sempre meno di nicchia, lo praticato giovani che dieci anni fa andavano solo a Ibiza. Dove risiede lo strano oggetto del desiderio? Nel fascino esercitato dalla natura, che però non esclude il richiamo della grande bellezza celata nei piccoli borghi. Lunga vita al Colosseo, agli Uffizi, a Pompei, luoghi immortali, entrate sicure. Ma non si scrive con la “a” minuscola l’arte delle città fortificate nel triangolo Toscana-Umbria-Lazio. Quanti richiami alla Commedia di Dante girovagando nella Val d’Orcia, patrimonio dell’Unesco, o facendosi guidare da un radiolina nel Duomo di San Gimignano. I Medici e lo Stato Pontificio hanno lasciato segni indelebili nella nostra civiltà. L’Italia, nonostante tutto. Impareremo mai a esserne orgogliosi?  I piccoli borghi medievali sono il cuore e l’anima dell’identità della nazione, rappresentano l’antico ingegno che desta ancora meraviglia. Gli stranieri li amano e se possono ci comprano torri e casali, noi italiani non riusciamo a valorizzarli. Un po’ di numeri per capire lo stato dell’arte, è il caso di dirlo: 3400 musei, 2100 aree e parchi archeologici, 43 siti dell’Unesco. Abbiamo il più ampio patrimonio culturale del mondo, ma il ritorno commerciale di questo bendidio è da quattro a sette volte inferiore a quello realizzato da Francia e Inghilterra, il contributo dato alla nostra economia si ferma al 13%, in Spagna è del 21%. Dati aggiornati a prima del Covid. Dirlo avendo sul gobbo tremila miliardi di debito pubblico pare un azzardo, ma se i ministri inventassero un Superbonus Bella Italia ci sentiremmo più forti nella partita del marketing territoriale. Che svolta, in ogni caso, se la parolina Pil si potesse tradurre in Piacere interno lordo. 

Aggiungi Commento

Nome
Email
Testo Commento (evidenzia per modificare)

(0) Commenti