Le campane di Marta
- Gianni Spartà
- 07/05/2025
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Velate in lutto
Campane a morto alle otto del mattino, suono lugubre, insolitamente prolungato. Un chiodo si conficca nel cuore di Velate: tutti sanno e tutti soffrono da tempo e ora quei rintocchi stanno dicendo alla comunità che l’ora è arrivata. All’alba se n’è andata Marta, 49 anni, madre di due giovani campioni di pallacanestro, moglie di Davide Bottelli, conosciutissimo poliziotto delle Volanti. Ha lottato quasi un anno, s’è tenuta dentro paura e dolore, ha protetto Edoardo e Federico, mandandoli lontano da casa perché capissero il meno possibile. Il male bastardo ha vinto. Guardateli in questa fotografia: marito e moglie belli e sorridenti in centro a Varese quando il loro amore era una favola e si portavano appresso un cane lupo che pareva addestrato, quando aspettava i padroni fuori della chiesa di Santo Stefano, e invece era solo mansueto. Poi è arrivata la diagnosi: ricovero, terapie, anche un trapianto. Pareva essersi spalancata una finestra sulla speranza mesi fa. S’è richiusa prima di Pasqua. La domenica dopo alla festa di San Cassiano il volto di Marinella, madre di Davide, parlava da solo: non c’è più niente da fare, aspettiamo. I Bottelli sono una famiglia storica di Velate nella quale Marta Vespignani, alta, slanciata, sportiva, cuore d’oro, era arrivata come un dono. Chi non conosce Giancarlo, storico vigile urbano, factotum della Pallacanestro Varese dai tempi della gloria gialloblù? Ultimamente però la scena se la sono presa i nipoti, tutti e due talenti del basket, uno, il più grande, entrato nel giro della nazionale. Marta ne era fiera. Sognava come tutte le mamme. Empatica, educata, ciarliera, si vedeva sui gradini di un palasport a fare il tifo accanto al suo Davide, silenzioso, riservato, forse per via della divisa indossata con impegno. Il parroco don Adriano Sandri domenica aveva portato la comunione a Marta, le aveva parlato e lei gli aveva raccontato di un giro in carrozzina nel paese, giorni prima, per respirare, illudersi, scacciare l’idea dell’addio. E ora Velate rivive il ricordo atroce di un’altra mamma, una campionessa di tiro con l’arco sugli sci, scomparsa a 40 anni per un incidente in bici molto tempo fa: si chiamava Fiorella Noseda. Già, il suono prolungato dei rintocchi a morto: si era inceppato il congegno a distanza, non si fermavano. Per chi crede, un segno: anche e campane piangono.