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Dimenticato dalle sue Frecce

  • Gianni Spartà
  • 03/10/2021
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Ermanno Bazzocchi

Beh, gli appassionati di volo di questa terra ci sono rimasti male, ma non diamogli di provincialottti, consideriamo il loro amore per uomini e cose ai quali Varese deve la sua fama. Festeggiando i 60 anni di vita, le Frecce Tricolori, che hanno girato l’Italia, potevano fare un passaggio nei nostri cieli perché di qui è il papà del loro aereo, l’MB 339, e qui c’è la fabbrica che l’ha costruito: l’Aermacchi, oggi Leonardo. Siamo sicuri che l’anima di Ermanno Bazzocchi (1914-2005), sentendo il rombo amico, avrebbe compiuto un avvitamento acrobatico e migliaia di operai e ingegneri come lui, se ancora vivi, avrebbero applaudito. Ma l’importante, suvvia, è la memoria di questo signore dell’aria, umile, sorriso contagioso, capelli bianchi dritti sulla fronte, che ha esportato nei cinque continenti il genio aeronautico italiano. Era nato a Forlì Ermanno Bazzocchi e, se non è leggenda, il progettista sulle cui creature d’acciaio hanno imparato il mestiere generazioni di piloti si innamorò di ali e carlinghe nel giardino di casa sua a Tradate: aveva quattordici anni, vide un biplano della Caproni a bassa quota e da quel giorno cominciò a buttare giù schizzi e disegni di cose volanti. E’ storia documentata, invece, che il primo volo di Ermanno Bazzocchi si materializzò su una collina a Cantù. Spinto nel vuoto da due potenti elastici, un aliante governato da lui cominciò a fare piroette nel cielo lariano sfruttando le correnti ascensionali. Poco dopo atterrò e il pilota, che aveva 24 anni, salutò con un inchino l’autorità venuta a compiacersi dei progressi aeronautici di giovani universitari in camicia bruna, niente meno che Starace. Bazzocchi e Aermacchi, binomio inscindibile. A quest’azienda egli ha dedicato il suo talento, facendo diventare mestiere una passione. Vi entrò nel 1941, tre anni dopo la laurea, segnalato all’ingegner Paolo Foresio dalla Regia aeronautica. Doveva affiancare Mario Castoldi, solitario progettista dei migliori caccia italiani, ma questi reagì con plateale gelosia relegandolo in occupazioni secondarie, studi di riparazione, verifiche strutturali, senza riuscire nell’impresa di demotivare l’ingegnerino rampante. Ecco i suoi aerei più famosi: il  “308”, poi il “320”, il primo executive del mondo, bimotore, sei posti, l’MB 326, addestratore basico venduto in non meno di ottocento esemplari alle aviazioni di mezzo mondo. Fu impiegato nella guerra delle Falkland. La fama guadagnata con il “326” spalancò la strada di un analogo successo all’MB 339 : la sigla MB è la sintesi di Macchi-Bazzocchi. Addestratore anche questo velivolo, ma di nuova generazione, quella del volo strumentale, dei comandi digitali, della propulsione a getto, della velocità oltre il muro del suono, delle formidabili capacità di attacco, in caso di conflitto. Era il 29 gennaio del 1975 quando in un’affollata conferenza a Roma Bazzocchi descrisse le caratteristiche della sua nuova macchina. Non poteva sapere allora che le Frecce Tricolori  avrebbero dato gloria immortale a lui e al nostro Paese.     r 

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