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Avanza l’Italia presidenziale

  • Gianni Spartà
  • 14/12/2021
  • 0

Grazie a Mattarella

Sabino Cassese, costituzionalista di rango, risponde “sì, certamente” quando gli chiedono se approverebbe una svolta presidenzialista in Italia. Il generale Paolo Figliuolo, che solo il nome ti fa stare bene, s’appresta a gestire poteri speciali nella pancia della Protezione Civile dopo il prolungamento dello stato d’emergenza per i colpi di coda della pandemia. A furia d’assistere al progressivo peggioramento di una sgradevole crisi di sistema - la politica che anziché rassicurare disorienta - qualcuno ritiene maturo il tempo di prendere il toro per le corna. Cominciando dagli italiani: due terzi, secondo un sondaggio appena pubblicato, non avrebbero nulla da obiettare se il capo dello Stato, ovviamente eletto dal popolo, esercitasse signoria rafforzata: notaio istituzionale e leader dell’esecutivo. Il novanta per cento di favorevoli sta a destra, più del cinquanta si dice d’accordo a sinistra e nel confronto tra ideologie anacronistiche perché i partiti ormai sono vuoti a perdere, bisogna considerare la diserzione continuata e aggravata degli elettori: metà non va a votare nemmeno quando c’è da scegliere un sindaco. Ci sono tutti i presupposti per riflessioni, non certo per  rivoluzioni che in Italia sono sempre fallite. Ma riflettere è anticamera di cambiamento ponderato e se i pensieri fossero ciliegine è già nel forno la torta sulla quale piazzarle: siamo infatti alla vigilia dell’elezione di un nuovo capo della Repubblica dopo averne avuto uno che il presidenzialismo ha dovuto praticarlo per stato di necessità, a voler essere cauti, per legittima difesa, pensando agli interessi di un Paese in pericolo. Da Gentiloni al Conte Uno e al Conte Due, fino al “tutti dentro e uno fuori” di Draghi, è stato il Quirinale a comporre i cocci per dare un governo possibilmente stabile all’Italia. Non saltando il Parlamento, ma colmandone le deficienze e salvandogli la faccia: era un tabù il ritorno alle urne che per molti sarebbe coinciso col definitivo ritorno a casa. Ancora più presidenzialista di Mattarella, fu Napolitano che fece senatore a vita Mario Monti, meditando di chiamarlo d’urgenza a Palazzo Chigi con una lista di ministri già in tasca.  Giorgione, tra l’altro, concesse un breve bis osannato come un re. Che cosa significa presidenzialismo pieno (Stati Uniti) o a metà (Macron, Merkel)? Significa innanzitutto riforma costituzionale approvata dai due trami del Parlamento e ciò basta a escluderne l’ipotesi fino a quando la politica non sarà in grado di darsi una regolata e di riconquistare la fiducia della gente. Ma c’è il piano B, quello delle emergenze, rappresentato dallo status quo: un presidenzialismo di fatto che come abbiamo visto non rappresenta una novità. Chi dice che sarebbe uno strappo, dimentica che da Pertini, il capo dello Stato partigiano, al suo opposto, Cossiga sterminatore della Prima Repubblica con in mezzo quel galantuomo di Ciampi, il Paese non ha avuto bandiere in cima al Colle, ma uomini d’azione. Ora giorno dopo giorno vediamo ingrossarsi il coro di quanti, naturalmente “per il bene del Paese” vorrebbero Draghi premier fino al 2023, magari fino al 2028. Ma nessuno spiega quale trattamento riserverà a Super Mario quando partirà la caccia al voto. Facile prevedere l’assalto alla diligenza anche se dentro ci sta l’uomo della Provvidenza di colpo derubricato a banchiere manovrato da una malvagia plutocrazia. Da sempre in Italia le cose vanno in modo che nessuno governi e che in qualsiasi momento possa essere buttato giù.

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