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AutoLega amarcord

  • Gianni Spartà
  • 19/03/2022
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Facce di bronzo

A trent’anni dalla nascita notarile della Lega posso aprire l’album delle foto “così mi distraggo un po’” cantava Lucio Dalla. Guarda guarda: Marco Reguzzoni che fa l’uomo-sandwich alla confluenza dei due rami dell’Autolaghi, come fosse l’addetto di un mobilificio di Cantù e non il presidente della Provincia di Varese. Umberto Bossi con stivaloni e giacca di fustagno nel cantiere dei nuovi caselli di Gallarate, spostati più a Nord per fare spazio al raccordo con l’A26 Alessandria-Gravellona Toce. Battaglie perse per una causa giusta. “Facciamo come gli svizzeri - urlava il Senatur, drappo verde al collo, bandiera della Lega in pugno, Roberto Maroni in impermeabile  bianco da tenente Colombo - diamo agli automobilisti lombardi un adesivo da appiccicare al parabrezza, previo pagamento di una tassa annuale, ed eliminiamo, con le barriere, le code, le nuvole di smog, forse anche la frustrazione dei casellanti. Vinse la logica centralista e non se ne fece nulla. Come a nulla valse più tardi lo strepito contro l’ennesimo rincaro inflitto alle migliaia di utenti del triangolo Varese-Como-Milano meritevoli di indennizzo per l’eccesso di traffico e la colossale rendita garantita ai padroni  della strada. Facce di bronzo, i suddetti padroni risposero una volta a un cronista che non si potevano fare lavori di manutenzione di notte perché l’AutoLega (ci piace chiamarla così) non arteria di interesse nazionale. Le proteste dei tempi più recenti avevano però uno scheletro nell’armadio: il Carroccio non era più movimento di piazza ma forza di governo. Prima poteva puntare il dito contro i romani della società autostrade, non ancora padani per via dell’ingresso del trevigiano Benetton nel favoloso business, poi di quel sistema faceva parte esprimendo tre ministri. Sempre in tema di AutoLega l’amarcord contempla il fantasioso exploit del ’94 di Maroni che da ministro dell’Interno, si inventò una questione di ordine una questione di ordine pubblico per intimare all’Anas di chiudere un cantiere vergognosamente infinito, quello della bretella di raccordo alle porte di Varese. Uno a uno palla al centro. Anzi palla al sindaco di Cassano Magnago Nicola Poliseno che è in campo per difendere i suoi cittadini: dice che gli ingorghi nel suo paese, che è anche quello di Bossi, sono diventate insopportabile perché gli automobilisti escono dall’autostrada a Cavaria allo scopo di non pagare il pedaggio. E dunque il casello va abolito. Caro amico ti scrivo: l’importante è sognare,auguri!  

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