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007 operazione lago

  • Gianni Spartà
  • 13/06/2022
  • 0

Balneabilità, supercazzola

Che cosa si aspettano di trovare i James Bond da giorni in immersione al largo dei canneti di Schiranna e Azzate? Andiamo per esclusione. Un bombardiere della Raf con un ordigno atomico a bordo, no. Una piscina infestata di squali a difesa del bunker nucleare costruito dal solito tiranno malvagio, nemmeno. Ci dispiace per loro: non ci sarà ad attenderli neanche una seducente sirenetta sdraiata nuda su una conchiglia di corallo. Non c’entra, insomma, “Operazione Tuono” filmone da cineteca. I sublacuali  - recita un comunicato- rimuoveranno e filmeranno “eventuali oggetti lasciati nel corso del tempo”. Oggetti? Diciamo carcasse di auto e moto, montagne di plasticacce, stufe, frigoriferi, il tutto avvolto in un habitat di rocce formatesi per l’addensarsi di cromo, zinco, nichel. Più che lasciati, catapultati. In ogni caso ben venga questo manifesto-video sull’inciviltà di ieri da mostrare alle generazioni di oggi. Tanto più che a luglio, stando agli annunci, potremo tornare a tuffarci, magari con pinne, fucili ed occhiali. Più porcheria si toglie da là sotto, meno si rischia: sono alle porte i campionati mondiali di canottaggio. Fatico a immaginare ombrelloni in fila per sei col resto di due  sulle rive di Cazzago e di Bodio. La ritrovata balneabilità, vocabolo orrendo, è stata la supercazzola di decine di compagne elettorali. I canottieri da sempre si rinfrescano al largo dopo gli allenamenti e tornano a riva a nuoto. Tutti vivi e vegeti. Mi entusiasma invece l’archiviazione definitiva dell’idea di un lago inutile, irrilevante, possibilmente da ignorare sulle guide turistiche. Vero: non solo industriali, anche pubblici amministratori, ci scaraventavano metalli pesanti, cacca, persino rifiuti di sale operatorie negli anni del boom. Quando Giorgio Bocca sparò il titolo “Benvenuti a Varese che si specchia nella sua m…” fotografò la situazione con realismo malandrino. E quando Salvatore Furia, negli stessi anni, rischiò l’arresto per aver scaraventato nella fontana di piazza Monte Grappa quintali di alghe putride, suonò la sveglia a una classe politica dormiente: cari signori vedete questo schifo, che aspettate a muovervi. Si mossero, i signori: era tardi, ma fu costruito un depuratore per arrestare l’inquinamento da lì in poi, non per estirpare le metastasi d’una invalidità ecologica permanente. Contro la quale hanno pontificato squadre di santoni che dicevano d’ aver capito tutto e non concludevano nulla. I pescatori scuotevano il capo. Loro imprecavano contro i voraci pesci-siluro figli di chissà quale proliferazione aliena. In prima fila c’era Natale Giorgetti, padre di Giancarlo, fidato ministro di Draghi. Negli ultimi tempi dev’essere cambiato qualcosa, se sindaci e assessori ora ci mettono la faccia decretando il libero bagno in libero stato. Morale: il lago non è  perduto, alla faccia delle prefiche. In queste giornate di vento esso offre lo stesso spettacolo che abbagliò gli scrittori del Grand Tour. Sui social un vate posta la foto di una luna piena sulle guglie del Rosa e scrive: questo è il punto di orizzonte sul quale si chiudono le nostre giornate. Amen. Si aspettano almanacchi e gite in barca, si auspica l’abbattimento di indecorosi ruderi industriali sulle coste. Intanto i gladiatori del remo continueranno a dare una mano a Varese, le tv mostreranno al mondo il felice connubio tra laghi e colline, come avviene quando si corre una Tre Valli. E forse, almeno per dieci minuti, ci renderemo conto della grande bellezza che ci circonda. Hanno ammazzato il lago, il lago è vivo: la ballata di De Gregori dedicata a Pablo sia motivo di incoraggiamento.

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