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Professione Bestia

  • Gianni Spartà
  • 04/11/2022
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Salvini e Meloni

In due settimane di governo Matteo Salvini ha esternato più di Giorgia Meloni, se si escludono i discorsi della corona riservati al premier e l’impeccabile speech indirizzato agli italo-americani. I quali sono contenti che a Palazzo Chigi ci sia ancora qualcuno che parla l’inglese, non come Renzi ma come Draghi. Il particolare non è trascurabile. Gli hanno negato il Viminale, ma il Capitano spalma la sua pasta sui social come se glielo avessero concesso. Che cosa c’entrava lui con lo sgombero dei nipotini sfigati di Woodstock dal rave party di Modena? Niente. Però lo sceriffo ha sibilato subito “droga e armi non ci piacciono, torniamo a far rispettare la legge”, degradando a figurante il vero ministro dell’Interno,  per giunta suo amico, e facendole girare a Giorgia. Forse ha pensato al capannone pericolante, cioè alle infrastrutture di cui è titolare. E infatti si sta già spremendo le meningi per costruire il Ponte sullo Stretto. Berlusconi non ce la fece: sognava legittimamente Ponte Silvio. Vuoi vedere che calabresi e messinesi lo dovranno intitolare a un altro milanese , Matteo, dopo che un romano,  duemila anni fa, risolse momentaneamente il problema allineando barche tra Scilla e Cariddi? Per la cronaca si chiamava Lucio Cecilio Metello, console guerriero,  l’espediente gli servì a traghettare 140 elefanti appena catturati sconfiggendo i cartaginesi. Sempre per la cronaca vogliamo aiutare Salvini nello sforzo pontificio suggerendogli di consultare le carte lasciate da un altro lombardo, Giuseppe Zamberletti, l’ex ministro della Protezione Civile scomparso tre anni fa. Troverà le proposte concrete di advisor cinesi che, nell’ambito del progetto di una nuova Via della Seta, facevano la seguente offerta all’Italia: il ponte ve lo costruiamo noi, abbiamo in abbondanza le materie prime, acciaio e ingegneria avanzata. Perché ci interessa unificare la vostra penisola? Per lo sbarco in Sicilia delle merci provenienti via mare dal Canale di Suez. Milioni di roba. Una volta eliminata la frattura marina, grazie al potenziamento delle linee dell’Alta Velocità, diventerà agevole  caricare i container sui treni e mandarli nei porti del Nord Europa guadagnando tempo e denaro. Il processo andò in prescrizione, Mario Monti nel 2011 cancellò la grande opera dall’agenda di governo. Sarebbe sacrosanto rimettercela, magari avvisando Meloni prima dei media, chiedendo ad Anas, a Ferrovie dello Stato e a Impregilo (cui è stato riconosciuto un risarcimento da 300 milioni per la mancata realizzazione) una serie di chiarimenti. E’ sempre valido il progetto della campata unica? Davvero il gioco vale una candela da centomila nuovi posti di lavoro  quando in giro per il mondo la logica industriale è quella dei pezzi prefabbricati e assemblati con manodopera ridotta a un paio di migliaia di addetti? Ma il vero problema, diciamocelo , è politico. L’esuberanza del vice irrita la premier che primo o poi sbotterà, magari in romanesco. E torniamo al “dove lo metto?” uno che ha bisogno di caricarsi a molla tutti i santi giorni dopo essere stato scaricato nelle urne. La Lega continua a perdere, nonostante la scorpacciata di ministri e sottosegretari. Ora,  Salvini è uno, nessuno, centomila: lo sanno Conte e Draghi. La cosa che meglio di tutti sa fare è la Bestia, dal nome della gioiosa macchina da guerra mediatica dei tempi del Papeete. Ma è ministro, vicepremier, segretario della Lega. Auguri Giorgia.

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