Nessun dorma
- Gianni Spartà
- 18/03/2023
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Silicon Valley e Credit Suisse
Nei giorni in cui fallisce la banca delle start-up in piena Silicon Valley, Facebook ed Apple annunciano frenate brusche e la nuova economia si scopre fragile, anche un pilastro della vecchia subisce il contraccolpo e va al tappeto: Credit Suisse, il forziere di re e sultani, né americano né europeo, il rifugio di tanti Brambilla degli anni ‘60. E’ la resa dei conti con l’insostenibile leggerezza dei soldi, esplode il contrasto tra mondo reale e finanza drogata, è la traduzione crudele della parola liquidità: la chiamano così perché due fatti lontani, uno accaduto in California, l’altro in Svizzera, la possono prosciugare in un niente. I mercati sono sotto choc, le Borse stanno bruciando miliardi. Guai se fosse l’inizio di una pandemia, questa volta bancaria. Non volevamo parlare di questo, in verità, ma commentare buone notizie: un Oscar alla carriera conferito a due antiche signore dell’industria lombarda, la Mazzucchelli di Castiglione Olona, anno di nascita 1849, santuario della plastica, e la Ercole Comerio di Busto, 1885, tempio della meccanica. Padrini del riconoscimento, vorremmo dire hollywoodiano, ma la California porta male, sono Kpmg e Liuc, una società di consulenze globali e un ateneo con le radici piantate nei nuovi modi di fare impresa. Come si vede non è un dogma la fine più volte annunciata del capitalismo familiare, non è destino inevitabile lo shopping delle multinazionali, a volte salvifico, tra nostre aziende storiche. E non è vero che devi cavalcare esclusivamente la nuvola di qualche sistema informatico per garantire lunga vita a una produzione, a un servizio: così nascono le start-up tecnologiche. E’ invece pessimo segnale il crac della banca che proprio su queste aziende invisibili ha investito miliardi di dollari e improvvisamente precipita nel profondo rosso. Tornano alla mente le scene trasmesse dalle tv di tutto il mondo dopo il tonfo della Lehman Brothers il 15 settembre nel 2008. Centinaia di impiegati e dirigenti in fuga da un posto di lavoro che consideravano indistruttibile. Occhi sbarrati, cravatte svolazzanti, sotto braccio avevano scatoloni con dentro lettera di licenziamento, pratiche d’ufficio, personal super figo, foto di famiglie felici rimosse frettolosamente dalle scrivanie. Nessun dorma: sembra questa la lezione nel fantastico mondo della ricchezza costruita sui debiti, sulla psicosi da “4 punto zero” e su migliaia di convegni che un amico integrato ma genuino ama definire “fumogeni”. Nessun dorma nemmeno tra gli impettiti gnomi di Zurigo, figuriamoci tra gli ex scapigliati della Silicon Valley. Anche per robot, droni, intelligenze remote, del domani non v’è certezza. L’euforia modernista può evaporare all’improvviso se i conti sono fatti male. E le Borse perdono, non perché sia giunta l’ora del giudizio universale, ma perché sono nate per approfittare di momenti come questi nei quali perderebbe l’orientamento anche il vecchio ragioniere che dava consigli al principale. Lo hanno sostituito buoni consulenti spesso in compagnia di spregiudicati venditori di fuffa. Per la cronaca Mazzucchelli ed Ercole Comerio non sono le sole sul nostro territorio ad aver saltato indenni il fossato dei passaggi generazionali. Questo giornale vide la luce a Varese nel 1888 col nome di Cronaca Prealpina. A Somma Lombardo c’è la Secondo Mona, nata nel 1903, ramo aeronautico. A Induno Olona sorge una fabbrica della birra, non più italiana, che si tiene caro il marchio d’origine, Poretti, coniato nel 1877. La tradizione paga anche se cambia il padrone del vapore. E la macchina che scalza il primato dell’uomo è ambizione uno scenario farlocco. Spopola, ad esempio, la sindrome da ChatGPT: fornisci a voce quattro dati su un misterioso femminicidio e da remoto una intelligenza artificiale ti manda sul computer la trama di un giallo. Finita la letteratura, migliaia di sognatori disarcionati? No. Assemblare dati non è creare. Insomma non buttiamoci giù. Ma guardiamoci da bolle speculative e falsi profeti.