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Il Fausto nascosto

  • Gianni Spartà
  • 14/02/2021
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A zonzo nella memoria

Imbattibile la sua imitazione di Bruno Lauzi. Si metteva in ginocchio, per essere all’altezza (giusta), incassava il collo nelle spalle e dopo il primo accordo di chitarra (la mia) sparava l’attacco: “Sincera come l’acqua del fiume di sera…”. Accadeva nella redazione della Prealpina dopo le due di notte mentre la rotativa sputava copie. I tipografi salivano ad ascoltare il fenomeno, noi colleghi eravamo già lì: Vedani, Morgione, Cogliati, Piovanelli, Pigionatti, Lodi Mario e Massimo, Maniglio Botti, Antonio Porro, Enzo Tresca. E ci chiedevamo chi fosse davvero quel tipo riccioluto, silenzioso come un monaco quando lavorava, la pipa in bocca, il maglione tormentato da pizzicotti nervosi; giulivo come un canarino quando finiva e prima di andarsene spegneva la luce del box.  Scusate il siparietto, ma serve per parlare di Faustino Bonoldi che da quando ha appeso al chiodo i ferri del mestiere, li ha ripresi in mano inventandosi sul web una rubrica con un nome spia del su carattere: “La Varese nascosta”. Sì, perché nessuno sa chi è un uomo, mille impressione si sommano e si elidono, ma a nascondersi Fausto gioca da una vita. Nascosto il suo talento. Nascosto lo spirito ribelle a schiuma frenata. Memore dei rigori della naja, il soldatino stava sempre allineato e coperto. Ora “La Varese Nascosta” ha mobilitato centinaia di followers, come dicono i colti (sul fatto). Tutti a scattare foto e a cacciare notizie sulle bellezze appartate del territorio per poi postarle sul sito, imitando in maestro. Oggi è un antico portone, domani una casa aristocratica buttata giù da selvaggi, dopodomani un teatrino dimenticato, la settimana successiva scorci di paesaggio quasi tutto sormontati dal Rosa che sfolgora lassù facendo da sentinella al massiccio del Campo dei Fiori. Qualche chicca recente tratta dal sito, la firma è di Mario Chiodetti: “In via Maspero resiste ancora l’antica insegna del biscottificio Gandini, nonostante l’edificio stia cadendo a pezzi. L’amico Fausto aveva sollevato la questione, rendendosi disponibile a far restaurare il manufatto. Ma siamo in Italia, e i burosauri sono in agguato nelle loro tane…. La ditta Elia Gandini, poi Vanetti & Gandini, è un pezzo di storia varesina, quando ero bambino ricordo che i profumi dei panettoni e dei biscotti arrivavano fino a casa…” Un pezzullo bonoldesco: “Buona domenica dalla torre del monastero di Torba, antiche pietre che raccontano un millennio e mezzo di storia. Presidio difensivo del tardo impero romano, la torre mantenne la sua funzione militare con i Goti e con i Bizantini fino a diventare, in epoca longobarda, quando Torba era inclusa nelle mura del Castrum Sibrii (Castelseprio), la casa di una comunità di monache benedettine, che costruirono in seguito la chiesa e il monastero trasformando la torre in oratorio e sepolcreto, decorato con affreschi dell’VII secolo”. E ancora: “Lavori di restauro stanno rimettendo a nuovo gli edifici della stazione ferroviaria di Porto Ceresio, tornata in funzione, con la linea della Valceresio, all’inizio del 2018, dopo uno stop di otto anni, dovuto ai lavori di costruzione della ferrovia Mendrisio-Arcisate-Varese… Diversa la storia del secondo fabbricato viaggiatori, oggi ingabbiato dalle impalcature, che già prima dei restauri non aveva più nulla in comune con l’antico Caffè Buffet della stazione. Degli edifici accessori è stato restaurato uno dei due depositi. La stazione di Porto Ceresio fu edificata davanti all’imbarcadero civico e svolse per qualche tempo anche la funzione di dogana”. Nostalgia canaglia: in quella dogana lavorava mio padre Giacomo e mi rinchiudeva lì dentro (avevo dieci anni) quando, essendo arrivato il battello da Lugano, si spostava nella sala-visite per controllare le borse di sorridenti nonnine che da qualche parte, affrancate alle giarrettiere sotto la gonna  avevano nascosto confezioni di zucchero, caffè e dadi. “Vada signora”. Il contrabbando era un’altra cosa.  

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