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Eolo e Ignis nella terra di Binda

  • Gianni Spartà
  • 30/05/2021
  • 0

A volte ritornano

L’urlo liberatorio di Lorenzo Fortunato con la scritta Eolo sulla maglia in vetta allo Zoncolan richiama per assurdo il silenzioso surplace di Antonio Maspes al Vigorelli con il marchio Ignis nel petto: mezz’ora di immobilità davanti alle telecamere della Rai che trasmettevano in bianco e nero, formidabile botto pubblicitario . Entrambe le imprese raccontano Varese, patria di Alfredo Binda, protagonista nel grande circo del ciclismo nazionale: in questi giorni al Giro d’Italia, ieri nelle gare in pista alla Sei Giorni di Milano. Oggi fa notizia Luca Spada, piccolo re di antenne e ponti-radio fabbricati a Busto Arsizio e sponsor di una squadra di pedalatori, ieri spopolava Giovanni Borghi  che costruiva frigoriferi e lavatrici avendo nel cuore, dopo i suoi operai, i gladidiatori a due ruote. Una sola differenza: la comunicazione industriale mediata dallo sport ai nostri tempi è ampiamente sdoganata, Borghi tra gli anni ’50 e ’60 se la inventò e Rai Storia è venuta a Varese la settimana scorsa per dedicagli un servizio in onda venerdì 4 giugno (Canale 54, ore 21,10). Fortunato e Luca Spada invece sono ancora felicemente nella cronaca. Per Antonio Maspes, fisico da domatore di leoni con quel cognome vagamente esotico, uomo semplice che apparteneva alla milanesissima categoria dei “bauscia” Borghi stravedeva. Era imbattile nello sprint, abile nella parlantina, un po’ eroe e un po’ clown. Amava le automobili e il gioco d’azzardo e ne raccontano una che, se non è leggenda, dice tutto della grande sintonia tra il patròn e l’atleta. Casinò di Campione, interno notte, un martedì 17: Giovanni prese cinquemila franchi svizzeri e li consegnò a Maspes perché li andasse a puntare sul 29. In un amen quello portò a termine la missione e tornò a riferirne l’esito: sono rimasto senza un soldo. Un altro tentativo, con la stessa somma, un altro ancora: pareva non fosse serata. “Allora ci provo io”, fece Borghi. Mise la fiche sul numero, si allontanò per rispondere a una telefonata e quando le lancette dell’orologio avevano di poco superato la mezzanotte, lasciandosi alle spalle il malefico 17, la sorte fece una capriola e confermò lo sfidante nella convinzione che a essere superstiziosi si fa peccato, ma ci si prende. Uscì il 29 e, mancando dal tavolo il giocatore, il croupier non ritirò la vincita ma la reinvestì nello stesso punto del tappeto verde. La pallina si fermò una seconda volta e una terza sul medesimo numero: Borghi passò alla cassa, congedò la comitiva che aveva invitato a cena e disse a Maspes di riportarlo a casa, concedendogli il piacere di guidare lui la sua automobile. Maspes se ne andò il 20 ottobre 2000, venticinque giorni dopo una festa celebrativa al Palace di Varese per i 25 anni dalla morte di Giovanni per Borghi, tre giorni fa è scomparsa Caterina Ossola che del cumenda fu tutto: la segretaria storica, la sua vice e la sua voce, la dirigente che metteva in riga fornitori e venditori in tutte le terre in cui Ignis aveva dato fuoco  ai mercati degli elettrodomestici bianchi. Addio a un mondo. Con un po’ di malinconia.         

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