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Chi si fa più male

  • Gianni Spartà
  • 08/09/2022
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Crisi del freddo

C’era una volta in muro di Berlino: quando venne eretto nel 1961 divideva una metropoli d’Europa, allora espressione geografica, e si pensava fosse cambiato qualcosa per sempre quando lo buttarono giù ventotto anni dopo. Ma più mostrano la corda gli effetti devastanti della guerra della Russia all’Ucraina, tra bombe e sanzioni, morti e miseria, più si è portati a pensare che un giorno i nostri nipoti più piccoli studieranno la storia di un muro ricostruito più alto, più resistente, bagnato di sangue innocente, solo spostato più a Est, fuori dei confini europei,  e piantato nel cuore di un nuovo mondo: di qua, immutato, il blocco occidentale, di là, partendo da Mosca qualcosa di ancora indefinito, ma già di prevedibile, un’alleanza Russia- Cina- India con numerosi simpatizzanti in Africa. C’era una volta la Guerra Fredda, un modo per dire: odiamoci  platonicamente, niente missili. Ma più si srotola la cronologia della rottura dell’ordine mondiale, più Putin non molla, più si è indotti a pensare che i libri di storia dei posteri racconteranno anche come si è improvvisamente materializzata una Guerra fredda 4.0, non solo politica, anche fisica. Avremo freddo nell’ Occidente che in anni disgraziati ha lasciato in mano ai russi i rubinetti del gas e ora recita il Confiteor. Ha ignorato l’energia nucleare quasi le radiazioni del vicino si potessero respingere, bruciato foresta, sprecato l’acqua, la luce e il caldo.  Insomma, piangeremo sul latte versato: a proposito due euro per comprarne un litro. Stesso prezzo della benzina. E sempre a proposito: le aziende che distribuiscono metano, soprattutto quelle di piccole e medie dimensioni, annunciano che avendo margini bassi emetteranno fatture altissime. Migliaia di utenti non le pagheranno, i gestori libri in tribunale, le casse dello Stato saranno prese d’assalto, oltre che per sussidi ordinari, per speciali operazioni di salvataggio e di ordine pubblico. Sui monitor del Viminale la modalità tumulti di piazza è sottolineata in rosso. E’ messo male tutto il fronte europeo che con l ’arma del gas Putin mira a frammentare. Ma perché se la prende con l’Italia, anziché con la Germania o la Francia? Saranno guai per tutti, se non accade il miracolo della pace, ma Mosca lancia messaggi mirati e sapienti al nostro Paese mentre si consuma la campagna elettorale. Non è un mistero la vicinanza del dittatore ad alcuni partiti del centrodestra. Lui fa il suo gioco puntando a disarticolare la fisionomia politica dell’Europa e non disperando in un ritorno di Trump alla Casa Bianca. Ora non sappiamo a chi facciano più male le sanzioni, se ai sanzionatori o al sanzionato. Ma sappiamo che solo col gas Putin non va avanti. Lo sta svendendo alla Cina che poi lo vende a noi e ne sta bruciando per eccedenza in Finlandia. Gli manca però la tecnologia occidentale per il blocco delle importazioni. Se non gliene  arriva più è rovinato anche lui. E farà la fine di tutti i despoti.  

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