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Il verde e il nero

  • Gianni Spartà
  • 29/01/2023
  • 0

Voto in Lombardia

Se il compromesso storico biancorosso (Dc-Pci) è la grande incompiuta della Prima Repubblica, negli ultimi dieci anni la politica ha inventato incroci cromatici inimmaginabili quando dominavano le ideologie:  in tre tornate distinte un governo giallo-verde, uno giallo-rosso, il terzo giallo-rosso-verde-azzurro. La tavolozza dei colori è stata prosciugata, il miraggio della stabilità  rimane un progetto, Sullo sfondo della crescente renitenza al voto, la sterzata l’ha data il  popolo italiano lo scorso 25 settembre. E ora alla vigilia di elezioni regionali, a proposito di tinte, spunta un binomio inedito: il verde in compagnia del nero. Saprete che dal 2022, per ragioni di visibilità televisiva, questa accoppiata pittorica è stata messa in discussione sui campi di calcio: ne patisce, tra altre, la squadra del Sassuolo orgogliosamente legata a una maglia con questi due colori, oltretutto alla moda. E proprio con questi colori si potrebbe presentare al pubblico la futura giunta lombarda se vincerà (lo dicono i sondaggi) il leghista Attilio Fontana grazie all’onda montante dei voti dei Fratelli d’Italia. Come ignorare la singolare portata del fenomeno? Come non immaginare mal di pancia ulteriori nel loggione di Salvini, che al Nord perde quota, e in quello di Berlusconi, il cui logoramento anagrafico inguaia Forza Italia?  Quanto tale congiuntura appassioni il cittadino comune è facile indovinare: non lo appassiona affatto con l’aria che tira. Ma che un Sassuolo in salsa politica farà rumore è una certezza. Tanto più quando si legge che al voto in Lombardia Capitana Giorgia attribuisce “sicuro valore” per il futuro della coalizione di cui è leader. Potrebbe essere l’inizio della fine del centrodestra come fin qui siamo stati abituati a riconoscerlo. Il segno di “Lady M” anche su Milano: non Moratti, Meloni. E’ un dibattito che la premier posticiperebbe volentieri, invece lo dovrà affrontare dopo il 13 febbraio, se le cose andranno come previsto. Col  Pd perennemente in cantiere che non può chiedere miracoli a Majorino, seppur appoggiato dai Cinque Stelle; col Terzo Polo  che sfrutta l’indubbio potere di Donna Letizia fino a ieri  schierata a  destra. Lasciano perplessi gli stessi grillini passati dal patto con Salvini, alla non belligeranza con i Dem. Per la cronaca c’è una quarta candidata presidente: Mara Ghidorzi di Unione Popolare, il partito di De Magistris. La Lombardia è una regione-pilota, un territorio che dopo aver ospitato l’Expo 2015 organizza le Olimpiadi bianche del 2026, un laboratorio di passi avanti nel superamento di antiche logiche: BergamoBrescia capitale della cultura è un bel messaggio al Paese. Ma anche in Lombardia persistono fragilità che sono giustificabili altrove, non dove la ricerca dell’eccellenza è connaturata a un tessuto economico e sociale di profilo europeo. Non si possono tollerare falle nella sanità e nei trasporti, non si possono ignorare crescenti diseguaglianze sociali. Non qui, all’ombra di indiscussi primati per capitale umano, risorse finanziarie, professionalità e volontariato concepito non come Terzo Settore, Terzo Stato. Non solo in Italia, si percepisce che la politica non è più così importante. Nessuno è più disposto ad affidarle la vita, pochi credono che un governatore, un ministro, un premier possano davvero cambiare le cose. E troppi ritengono che votare non serva a nulla: le proprie opinioni le esprimono sui social, assurti a pulpiti, non su una scheda. Tutto questo è brutto: vorremmo fosse chiaro al battaglione di  richiedenti asilo nel nuovo consiglio regionale. Ottanta teste, ottanta posti: dopo il drastico taglio del numero di parlamentari la vergognosa sproporzione salta all’occhio.

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