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Tragico e teatrale

  • Gianni Spartà
  • 07/09/2025
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Addio ad Alfredo Ambrosetti

Come un grande regista che lascia la scena mentre a un festival internazionale proiettano il suo film migliore. Come a un attore, un pittore, un musicista al quale conferiscono il premio alla carriera in una data scelta non a caso. A Villa d’Este c’è il Forum che lui ha inventato facendo diventare Cernobbio ombelico del mondo e Alfredo Ambrosetti muore proprio in questi giorni. Tragico e teatrale. Fulminante e commovente. Puntava alla tappa dei cento anni, l’aveva confidato mesi fa esorcizzando il giorno in cui tutto finisce.  E mi disse "tappa" per amore del ciclismo che aveva nel sangue e nel nome: Alfredo come Alfredo Binda, grande amico di suo papà Antonio detto Togn. Si è fermato una manciata di chilometri prima. Da tempo si non stava bene, ha stretto denti, lottato, ieri è sceso di sella.  Tanti hanno analizzato le ragioni di un successo con pochi precedenti, per efficacia e durata nella sterminata prateria degli incontri d’alto profilo organizzati allo scopo di tenere vivo l’albero della conoscenza con prevalenti obiettivi economici e politici. Nessuno, tranne l’interessato, ne conosce la genesi. Che è la seguente. Due uomini in relax su due sedie sdraio si godono l’aria frizzante di mezza collina nel giardino di una villa al Sacro Monte sopra Varese. Il cielo è stellato, una mezza luna illumina parzialmente la foresta che s’allunga fino a scoprire le rovine del Grand Hotel in stile liberty sulla cima del Campo dei Fiori. Sono le idi di settembre del 1975, poche ore prima si è concluso a Cernobbio il primo forum di una fortunatissima serie. “Desidero farle una confidenza”, dice l’economista Beniamino Andreatta al padrone di casa che lo ospita. “Non ho mai imparato tanto in vita mia come in questi tre giorni”.  Da queste parole profetiche, metabolizzate da chi non aspettava altro che ascoltarle, sono nati i meeting annuali di Villa d’Este. La  “confidenza” semplice e spontanea di Andreatta convince Ambrosetti a proseguire l’esperienza, lo spinge ad affidarsi a una regola cui tiene molto: avere il coraggio di credere in un’idea. L’escalation di interesse è inesorabile. Il secondo anno la platea conta 37 teste e il panel dei relatori s’arricchisce della presenza di Franco Modigliani, premio Nobel: Nel 1977 i partecipanti diventano 75, nel 1979 fa il suo ingresso un sindacalista, il segretario della Cgil Luciano Lama, una sorta di alieno, per quei tempi, a un raduno dominato da uomini d’azienda. E proprio la contemporanea presenza in sala di Cesare Romiti, allora capo della Fiat, e del suo “avversario,” produce una sorte di disgelo nelle relazioni tra il sindacato e gli esponenti di vertice della massima industria metalmeccanica italiana. Ne dà atto Lama in una lettera personale ad Ambrosetti. 1980: arrivano a Cernobbio Giorgio Napolitano, un giovanissimo Silvio Berlusconi, Pietro Barilla, Mario Monti. Il futuro senatore a vita e presidente del Consiglio, da quell’anno, assume il ruolo di regista del Forum, di uomo della sintesi da illustrare, tra l’altro, alla stampa. Ormai si veleggia con a bordo non meno di cento iscritti che negli anni raddoppiano. E l’equipaggio contempla i più bei nomi della business community: Guido Carli, Carlo De Benedetti, Mario Schimberni, Marisa Bellisario, prima relatrice donna, Lamberto Dini, Romano Prodi, Giuliano Amato, Rita Levi Montalcini, limitandosi al panorama italiano. Ma il dibattito di Cernobbio si internazionalizza progressivamente e sono capi di Stato, i governatori di banche di tutti i continenti a dare all’evento una luce mondiale. Le migliori intelligenze del mondo in riva a un lago lombardo. Con istantanee indimenticabili. Ne scegliamo tre: la stretta di mano tra Shimon Peres e Yasser Arafat nel 1999, l’intervento di Bill Gates nel 1996 in cui si intravede alle sue spalle l’immagine di uno smartphone dieci anni prima della sua commercializzazione, l’intervento di Joseph Ratzinger, non ancora Papa, l’8 settembre del 2001, tre giorni prima dell’attacco alle Torri Gemelle. Il futuro Benedetto XVI Ratzinger che in una foto scattata a Cernobbio sorride tra Ambrosetti e Fausto Bertinotti, allora segretario di Rifondazione Comunista. Un giornale titolò qualche anno dopo, in un articolo commemorativo: “Il Papa e Faust”.  In quarant’anni il “popolo del lago”, come vengono identificati gli assidui di Villa d’Este, ha fatto in tempo a vederla glorificare l’Unione europea e ad assistere alla sua lapidazione. E dei rischi connessi a questa lapidazione proprio oggi ha parlato in un video messaggio il presente Sergio Mattarella nelle ore in qui Alfredo Ambrosetti moriva. Se ne stanno andando tutti i grandi. Ma siccome tutti  questi grandi hanno lasciato un’impronta, prima di rimescolare la sabbia i contemporanei facciano qualche riflessione. L’impronta di  Mister Crnobbio  (nella foto con la moglie Lella)  è da cineteca.  

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Alfredo Ambrosetti Forum Cernobbio Ratzinger

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