Qual è l’interesse nazionale?
- Gianni Spartà
- 27/05/2023
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Il Piave mormorò
Picchetti d’onore di carabinieri, esercito e polizia mentre la tromba suonata da un bersagliere ricorda ai contemporanei la Leggenda del Piave: “calmo e placido”, il fiume “mormora” il 24 maggio 1915 quando le truppe italiane attaccano l’Austria per prendersi Trentino, Friuli, Venezia Giulia, le ultime terre irredente. Il testo dell’inno l’ha scritto un napoletano. E’ l’inizio di una carneficina: sedici milioni di morti nella Grande guerra, uno dei più sanguinosi conflitti della storia dell’uomo che a quanto pare non ha capito niente. Anzi: l’ha capito ma non gli è convenuto impararlo. Assisto casualmente alla scena in piazza Repubblica a Varese: c’è il prefetto, ci sono i vigili del fuoco e le bandiere delle associazioni d’arma. Si fanno le prove per la manifestazione del 2 giugno sperando che esternazioni idiote più che pericolose non la rovinino come è stato per il 25 Aprile. L’Italia si ritrova festosa quando volge lo sguardo al passato, si disorienta ammutolita quando vede che la diritta via è stata smarrita. E la diritta via, nel linguaggio dei giorni nostri, è l’interesse nazionale. Che cosa serve all’Italia Paese e che cosa non serve? Quanto siamo disposti a sacrificare allo transizione ecologica, ai cambiamenti climatici, alla sviluppo sostenibile e quanto no? Qui scopriamo che mentre tutto cambia affinché, finalmente, ogni cosa non rimanga come prima, ai più fa comodo non rinnegare il teorema del Gattopardo. Conoscete la differenza tra il pazzo e il nevrotico? Per il primo due più due fa cinque, per il secondo fa quattro, ma la cosa gli dà maledettamente fastidio, non l’accetta. Ecco: l’impressione è che il male nostro non sia la follia, ma la nevrosi. Metabolizzavo queste riflessioni sere fa mentre andava in onda l’ultima gazzarra televisiva: Meloni, udite udite, ha scelto una sua sodale per presiedere la rispettabile commissione antimafia. Qualcuno pensava che potesse arruolare Roberto Saviano? Ovviamente no. E’ la Destra, bellezza! La Destra cui da tempo la Sinistra tira la volata bertoldescamente. E tuttavia la lagna ricomincia mentre in Emilia Romagna hanno l’acqua alla gola perché non si costruiscono case sotto il livello degli argini. Avvolto nella tenebra il dibattito politico, ci si stupisce per il clamoroso calo d’ascolti dei talk-show, ma è più grave la diserzione delle urne. A fare difetto non è la capacità, è la tattica, non è il guizzo del corridore, ma l’insuccesso della scuderia. Abbiamo di nuovo un’inflazione che erode salari e stipendi, i consumi galleggiano sulla bolla dell’evasione fiscale di cui nessuno del governo parla più. Ma se i soldi che ci sono e girano servono ad acquistare Audi, Mercedes, Volkswagen, Toyota, Tesla perché qui siamo fermi alla Panda, che fine fa l’interesse nazionale? Si dice che il Paese avrà un futuro nel manifatturiero avanzato o non ne avrà uno. Siamo passati dalla miseria el dopoguerra al benessere grazie alle produzioni private e di stato. Ma succede che avendo un distretto del mobile di assoluto prestigio non abbiamo costruito un’Ikea, che avendo in casa i guru della moda e dell’abbigliamento non ci siamo inventati Zara, che la Parmalat sia diventata francese e la Rinascente thailandese. Marchi storici hanno venduto ad aziende americane e giapponesi. Shopping internazionale anche nello sport con squadre patrimonio dell’umanità tifosa sotto la sovranità della Cina. Non sembri offensivo l’accostamento al Piave: lo straniero “passa” eccome. Il capitalismo d’impresa è stato sostituito, a livelli più alto, dal capitalismo della riscossione finanziaria. E’ questo l’interesse nazionale finalizzato alla crescita e al cambiamento?