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Salvinate

  • Gianni Spartà
  • 07/10/2023
  • 0

Sulla Treccani

Giorgia Meloni è in una botte di ferro fino a quando un ministro del suo governo si sforza tutti i santi giorni di rubarle la scena nella hit-parade del dibattito politico. Questo anche quando la politica non c’entra, ma c’entrano i ventuno morti  del bus finito nel vuoto a Mestre. C’era bisogno di dare la colpa della tragedia alle batterie incendiarie di un mezzo elettrico per spostare l’attenzione dal buco nel guardrail, oltre tutto insufficiente a spiegare la strage? Ancora si sa poco di un evidente e drammatico errore umano. La logica imponeva rispettoso silenzio aspettando l’autopsia sul povero conducente. Ha prevalso nel leader il desiderio di mandare un messaggio sgangherato all’industria cinese capofila nella corsa alla mobilità green? A pensar male si fa peccato. Eppure il dizionario italiano della Treccani ha aggiunto di recente la voce “salvinate” per indicare le esternazioni tipiche del politico con l’innata capacità di far parlare di sé nel bene e nel male. Battute spesso fuori luogo, selfie discutibili, comparsate televisive roboanti non hanno lasciato indifferenti i linguisti. E Salvini s’è guadagnato la Treccani addirittura con un vocabolo derivato dal suo cognome. Questo onore con l’ha avuto nemmeno Cavour. Il personaggio ci ha abituato al suo modo di comunicare, l’ultimo sondaggio pubblicato il due ottobre lo rincuora. Per la Lega una leggera perdita nelle intenzioni di voto, zero virgola qualcosa, ma sempre lontana l’utopia del Matteo edizione 2023: guadagnare posizioni nel centrodestra a discapito di Fratelli d’Italia, magari scavalcarli. E dunque rovesciare la leadership di Giorgia. Non è questione di giocare a chi è più a destra. La questione è personale, genetica, psicologica. Salvini è il tipo che si sveglia al mattino, scende in garage e si mette al volante della propria smisurata auto-stima. Spara in tutte le direzioni con una scacciacani, nessuno si fa male, tutto passa,  nulla rimane. Certamente il leader sarebbe stato un buon reporter. Di un certo interesse, più della cinica presa di posizione sul bus elettrico di Mestre con i cadaveri ancora in obitorio, è il video che Salvini ha postato sulla giudice Iolanda Apostolico: nel 2018, cinque anni fa,  lei presenziò a un  corteo per sollecitare la liberazione di profughi trattenuti a bordo della nave Diciotti per ordine del Viminale guidato dal Capitano. Scoop giornalistico o manovra da intelligence? In ogni caso un altro scontro, questa volta duro, tra politica e magistrati. L’Apostolico infatti è la toga di Catania che ha liberato quattro richiedenti asilo rinchiusi in un Cpr disapplicando una direttiva del governo e sollevando un caso da corte di cassazione. Il Paese aspettava la detassazione delle tredicesime di dicembre, un anticipo sulla riforma fiscale. E’ saltato tutto. Amen.  

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