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La lingua bastarda

  • Gianni Spartà
  • 15/02/2024
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Così ci parla lo Stato

Nessuna intelligenza artificiale, nessun microchip introdotto in quella naturale, nessuna rieducazione stile khmer rossi ci libererà dalla “lingua bastarda” (Ugo Foscolo, 1799), dal “barbaro dialetto” (Vincenzo Monti, 1803), dall’”antilingua” (Italo Calvino, 1965), insomma dai contorsionismi sciagurati del burocratese. Cioè dai modi di esprimersi dello Stato sovrano. E sapete perché? Perché il lessico originario di Dante e Umberto Eco non esiste più, forse non è mai esistito ai vertici, e dunque non se ne può imputare la morte alla base. Il dolce stil novo risulta massacrato oggi dall’invasione anglofona, viene fatto a pezzi giorno dopo giorno dai singhiozzi informatici - app, clic, blog, post, - che hanno sostituito i vocaboli. Non parliamo del fritto misto dei post che ha cambiato i modi di comunicare la comunicazione con pericolose derive  Ma sull’estinzione della lingua pesa di più la scrittura deviata di decreti, ordinanze, avvisi, sentenze in nome del popolo, cioè l’armamentario legislativo, amministrativo e giuiziario nel quale proprio il popolo si dovrebbe specchiare traendone conoscenza, non emicranie. Qualche esempio. Per dire: in questa spiaggia si può prendere il sole ma è sconsigliabile fare il bagno, un sindaco del Centro Italia ha partorito il seguente messaggio tradotto anche in inglese: “Spiaggia utilizzabile per elioterapia. Balneazione non sicura per mancanza di apposito servizio di salvataggio”. Il solo concetto di impatto immediato sta in cima al cartello: Attenzione, (Attention). Per combattere il fenomeno dei gatti randagi non sappiamo quale capo di gabinetto o direttore generale si è inventato in un decreto legge una serie di prescrizioni contro il “vagandismo felino” (anche il correttore automatico di Word sta protestando sul video). L’Istituto Treccani ha sdoganato di recente armocromia, decarbonizzarsi, oblio oncologico, famiglia queer, lockdown  e si è imposto di non privilegiare più nelle parole il genere maschile. Ma non c’è traccia di vagandismo. Controllate anche voi. Per anni vecchi insegnanti di liceo hanno perseguitato la sciatteria della forma nei temi d’italiano. Ma se lo Stato parla ai sudditi in questi modi, si arriva a giustificare il bestiario intercettato da docenti universitari nelle tesi di laurea dei loro allievi. C’è un dossier con tutte le chicche: “un altro”, “tornato ha casa”, “soppruso” eccetera. Stiamo consegnando alla storia una classe di analfabeti? Assolutamente no. Caso mai di sciatti. I giovani sono potenzialmente più preparati dei loro avi; maneggiano tecnologie indigeste come logaritmi per gli “anta” brontoloni; padroneggiano internet dialogando pacificamente in lingua inglese. E quando hanno inventiva girano il mondo mettendo a frutto le nozioni acquisite o facendosi umili per imparare un mestiere, fino a carpirne i segreti e clonarli, anche se non erano assi degli apostrofi al liceo. Il fatto è che la lingua imbastardita, magari per supponente gusto dell’orrido o dell’aulico, viene da lontano. I nostri ragazzi non mangiano pane e Crusca ma hamburger e smartphone. Non parlano, twittano. Se però non avessero sulle spalle le sciagure lessicali dei burosauri, i veri analfabeti, la situazione sarebbe migliore. Una civiltà si riconosce dalle sue leggi, dalle sentenze e da come esse sono comunicate a coloro che le devono rispettare e applicare. Bene, sfogliate la Gazzetta ufficiale, leggetevi le motivazioni di qualche verdetto: incubo.  Rousseau argomentava che qualunque Stato abbia più leggi di quanti persino commercialisti e avvocati ne possano ricordare, non è uno Stato ma un guazzabuglio. Per fortuna egli non ha fatto in tempo a conoscere l’Italia di oggi dove nessuno è in grado di dire con certezza di quante norme si compone il nostro ordinamento. Né la Presidenza della Repubblica né il Parlamento dispongono di una banca dati aggiornata. L’ultima stima, di Google non del Quirinale, parlava di 75.000 corpaccioni legislativi. E diciamo corpaccioni perché abbiamo contato in un decreto-legge 51 capoversi preceduti dalla parola “visto” prima di arrivare al nocciolo: tutto ciò premesso, si autorizza l’amministrazione tal dei tali all’acquisto di una serie di scope. Così è.

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