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Il Vangelo in cinese

  • Gianni Spartà
  • 28/09/2024
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Padre Adelio

Velate è celebre, oltre che per i doni di madre natura, perché vi nacque Leopoldo Pirelli, milanese in villeggiatura, e la elesse rifugio della sua arte Renato Guttuso, siciliano in fuga dalla terra natia che gli negava la giusta concentrazione. Ma se qualche giorno fa nella chiesetta di San Cassiano ragazzi venuti da Hong Kong hanno recitato il Padre nostro in cinese, il merito è di un prete: padre Adelio Lambertoni. Tra quei ragazzi c’erano i suoi figli adottivi e le loro famiglie. Li trovò in condizione pietose su vecchie barche semi affondate quando era missionario laggiù negli anni ’60, li prese, se li portò a casa, li vide crescere. Sono tutti laureati. Dopo essere stati cittadini britannici quando Hong Kong era colonia, oggi vivono sotto il regime di Pechino. E dicono che se la passavano meglio prima. Il viaggio lo hanno fatto per sostare sulla tomba del padre sepolto nel cimitero di Velate. Poi la messa celebrata da tre sacerdoti, don Adriano, don Luigi, padre Alberto anch’egli missionario del Pime in Africa, e c’è stata la sorpresa della preghiera nella lingua di Confucio. Lambertoni è morto nel 2006. Poco dopo l’allora sindaco Atttilio Fontana gli conferiva la Martinella d’oro alla memoria, massima onorificenza varesina. Il momento intimo in San Cassiano ce lo ha fatto ricordare. Lui c’era, nel 1989, quando anche da Hong Kong colonne di giovani andarono al tragico appuntamento con i carri armati nella piazza di Tienanmen a Pechino. Un suo familiare che s’era ribellato finì in carcere. Pizzetto da alpino, maglioni occidentali attorno a un fisico possente, capelli folti fino a quando i chemioterapici assunti per curarsi non cominciarono a diradarli, padre Adelio è stato per la sua gente l’uomo, l’amico, il difensore, il suscitatore di speranza e di fede in Cristo. Girava per i villaggi con una moto Cagiva, costruita nella sua città, Varese. Di sacerdotale aveva poco nell’aspetto quando spuntava all’orizzonte evocando scene da film americano. Poi, sull’altare, durante le liturgie, usciva la sua anima che aveva imparato a pensare in cinese. Garibaldi eroe dei due mondi, Lambertoni ambasciatore di due culture: l’occidentale e la cinese. Amava dire, facendo il bilancio di quarant’anni vissuti in Oriente nella trincea dei diritti umani vilipesi e di quelli religiosi maltrattati: “Ho mangiato più riso che spaghetti”.   

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