Blog



Tutto gratis addio

  • Gianni Spartà
  • 15/09/2023
  • 0

Sanità il buco nero

Fateci caso perché il fenomeno non è trascurabile. Sono sempre di più gli italiani che sarebbero disposti a rinunciare a molecole di libertà individuale e sociale pur di vivere tranquilli in un Paese ordinato e all’altezza della sua storia. Per la proprietà transitiva, passando dal generico al particolare, si è tentati di correre questo rischio con la sanità pubblica. Come? Barattandola con quella privata: si chiama legittima difesa della salute. La cosa è seria: parliamo del Sistema sanitario nazionale che è uno dei motivi per i quali possiamo sentirci fieri di essere rappresentati da Mattarella e non da un Trump. Lo abbiamo sperimentato col Covid. Due volte il New York Times ha dedicato articoli elogiativi al modello italiano durante la pandemia. Ora, il sistema sanitario nazionale nacque nel 1978. Siamo in altro secolo, nel terzo millennio e l’uguaglianza dei cittadini nel diritto di essere curati sotto lo scudo dello Stato è qualcosa che l’America di Obama voleva copiare. Una volta, se lo ricorderanno le pantere grigie, c’erano le casse mutue in capo a ciascuna categoria di lavoratori. Con tanti esclusi. Senonché la sanità del 2023 è un fortilizio da cui scappano medici e infermieri per chiedere asilo, e ottenerlo, nel settore privato. Come dire che una riforma si sta materializzando nei fatti, prima di essere sancita da una legge nazionale o regionale. A Bergamo, non a Benevento, una gruppo privato accreditato ha introdotto questa regola: chi vuole saltare la fila in Pronto soccorso deve pagare 149 euro. Caso di classismo sanitario che non ha fatto rumore. Nel senso che molti hanno messo mano al portafoglio. Ecco un esempio di rinuncia spontanea a un diritto da esigere. Abbiamo tre comparti in Italia, tribunali, scuola, ospedali, che chiunque abbia tentato di riorganizzare ha fallito, prendendo fischi dai coinvolti: giudici, avvocati, medici, presidi, un concentrato di poteri se non forti, difficili da scomodare. Un problema non può essere risolto da chi lo genera: lo diceva Einstein, ma non c’è bisogno di scomodare il genio. Basta un motto più popolare: se butti via l’acqua sporca, guardati dal rischio di perdere anche il bambino. Gruppi privati hanno fiutato l’inesorabile ridimensionamento del sistema sanitario nazionale. Nelle città, nelle aree metropolitane del Nord nascono piccole cliniche con letti e sale chirurgiche, dove un tempo c’erano solo ambulatori e laboratori ai quali si accedeva per terapie giornaliere, visite specialistiche, esami, pagando solo il ticket o l’intera prestazione. Le Regioni non ne soffrono, così si decongestionano gli ospedali. Che restano centrali e indispensabili per motivi comprensibili. Accorparli, razionalizzarli, chiuderne alcuni? La strada è impervia. Ma se non si guarda alle prossime elezioni, bensì agli interessi delle nuove generazioni è meglio usare il grandangolo, non lo zoom, per osservare la realtà. Paghiamo omissioni dei tempi delle vacche grasse quando c’erano più risorse finanziarie, meno livelli decisionali e la politica poteva decidere di unificare due ospedali in una vallata costruendone uno moderno e capiente a metà strada. Oggi le aziende ospedaliere alle fine di ogni anno battono cassa per chiudere i loro bilanci. Tre esempi tratti da una ricerca di Lifenet Healthcare: il Niguarda, struttura d’eccellenza a Milano, registra ricavi per 427 milioni, costi per 680, deficit a carico della comunità per 253.  Il Besta, altro punto di riferimento milanese per la clinica specialistica, incassa 103 milioni, ne spende 130, 27 restano su gobbo nazionale.  Il Galliera di Genova accusa un disavanzo di 67 milioni, il Sant’Orsola di Bologna di 231. Intanto c’è da arrestare l’emorragia di camici bianchi e azzurri. Il Mes, fondo europeo salva stati, non è un tabù. Prevede 37 miliardi per la sanità? Usiamoli per convincere medici e infermieri a non cambiare parrocchia. E per fare della medicina sul territorio un baluardo meglio strutturato.      

Tags :
Ospedali Mes

Aggiungi Commento

Nome
Email
Testo Commento (evidenzia per modificare)

(0) Commenti