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Non piove governo ladro

  • Gianni Spartà
  • 07/08/2024
  • 0

Sicilia

Immagini da cineteca, ma anche ricordi familiari: l’ autobotte municipale spunta dal fondo di un rettilineo lungo il quale stanno assiepati uomini e donne con anfore, bidoni, pentole in attesa del ringraziamento quotidiano per acqua ricevuta. Procede lento il veicolo mandato dal municipio di competenza, sosta dove le concetrazioni di richiedenti asilo idrico sono maggiori, un addetto gira una chiave e da un tubo nero spunta il getto che si regola a seconda di quanto grande è il recipiente. Ci sono calche e risse da accaparramento, a volte qualcuno chiama i carabinieri, non col telefonino, ma correndo a perdifiato nella vicina caserma. Siamo nella Sicilia degli anni 50 e 60 dove i nonni promettono ai nipoti che loro non avranno mai più sete. Il progresso è dietro l’angolo per tutti, anche per la gente delle campagne del Sud. Senonchè non solo sotto tra gli ulivi secolari, anche nei quartieri urbani uno spettro si aggira minaccioso nell’estate del 2024: la siccità prevista da tutti, tranne che dagli amministratori. Non piove governo ladro! Le autobotti sono tornate a circolare con alcune differenze: il tubo nero è issato di notte in cima ai tetti e anzichè anfore individuali riempie serbatoi collettivi, la distribuzione non è giornaliera, ma settimanale, i nipoti sono diventati nonni  e se non ci fossero i supermercati la sete la patirebbero eccome. Vanno alla malora i raccolti di ortgaggi, di frutta, bruciano i vigneti, nelle stalle, se non cambia qualcosa, si prevedono abbattimenti di massa. E il conto economico sarà salato come l’acqua del mare che una politica avveduta avrebbe dissalato da anni. Ieri l’altro, per dire quanto il dramma coincida spesso con la farsa, dai vertici della Regione è uscito un comunicato stampa con l’annuncio che è imminente l’inizio del lavori per potenziare la rete idrica di Agrigento, segnalata insieme con Caltanissetta come la provincia dove sono maggiori i problemi di carenza d’acqua. I corrispondenti dei giornali americani ci danno mazzate. Rosicano perchè, nonostante la siccità, le bizze dell’Etna, l’irrequietezza dello Stromboli, gli aeroporti di Catania e di Palermo registrano un volo ogni cinque minuti. Descrivono la solita Italia, ma non è questo che  ci deve impensierire. Anche cinquant’anni fa un periodico tedesco pubblicò in copertina la foto di una P38 immersa in un piatto di spaghetti paventando il pericolo del terrorismo. Che anche loro, i tedeschi,  avevano in casa. La verità è che in un Paese con 68 governi in settant’anni difetta la programmazione, che l’acqua in Sicilia c’è abbondante ma se il quaranta per cento si disperde a causa di tubature colabrodo, se su quella che c’è esercitano signoria bande specializzate nei prosciugamenti fraudolenti, la situazione è fuori controllo. Un cronista locale ha scritto che in Sicilia non ci sono più falegnami tanti sono i tavoli tecnici costruiti negli ultimi venti anni nell’isola. Risultato, il nulla. E siamo in una regione che noin ha bisogno di referendum per scongiurare l’autonomia differenziata garantita da uno statuto speciale. Attenuanti: il clima tropicale, alluvioni al Nord, siccità devastante al Sud, l’anticiclone che si pianta come una quercia sullo Stivale nei mesi estivi e non si muove facendo esplodere il termometro. E a questo non c’è rimedio. Il rimedio esiste mettendo mano seriamente al dissesto idrogelogico. Come dite? Il Ponte sullo Stretto? Mi trovo dove, stando alle strombazzature,  i lavori dovrebbero essere già cominciati. Per ora i compaesani mi dicono che non si è vista una ruspa. E  che di espropri non parla più nessuno. Ma questa è tutta un’altra storia. 

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